Finita la scuola la gestione del tempo dei bambini e dei ragazzi diventa faticosa per le famiglie.

Una serie di bordi e contenitori strutturati vengono a mancare e spesso ci si ritrova ad annaspare in un mare di offerte e indecisioni.
Ma a latere del tempo ovviamente più o meno organizzato dai loro genitori, cosa può rappresentare il tempo estivo per questi figli che si trovano a tornare, un po’ impreparati a vivere la noia?
Una libertà diversa si apre alla loro sperimentazione dopo due anni di pandemia.
“Si annoia, riempie il tempo con smartphone e tablet…” Sono le frasi che più sentiamo dire dai genitori. Ritmi faticosamente acquisiti cambiano e si interrompono e “saperci fare con essi” non è semplice.
L’angoscia può attanagliare e “intrattenere” sembra l’unica possibile soluzione offerta dall’adulto.
Cosa raccontano però i ragazzini in seduta: Che ci si può sentire smarriti e persi nella gestione di un tempo che qualcun’altra ha sempre organizzato al posto loro.
Dunque come offrire la sperimentazione di un contenitore vuoto. Uno spazio libero dalla fascinazione di uno schermo.
Come poterci “preoccupare meno” come genitori, del dover loro sistematicamente programmare la giornata?
Come dare limiti precisi che fungano da argini per un tempo autonomo e via via forse creativo?
Come invece cambiare rotta e testimoniare, un proprio “saperci fare”?
Pensandoci in fondo non sono anche “un amore”, il lavoro o una “passione” vie possibili per ciascuno? Cosa ci ha permesso da bambini, di costruire con la “sabbia della noia” un castello o un vulcanello sul mare, una piccola piramide di sassi o un disegno multicolore?
Ad ognuno rilanciamo la palla per una riflessione sul “proprio ricordo di bambino davanti al tempo estivo”.
Mariangela Mazzoni
articolo pubblicato su pagina Spazio di Parola


 

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